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Sicurezza informatica, solo il 15% delle Pmi ha una strategia cyber


Le Pmi italiane non hanno un approccio strategico al tema della cybersecurity e solo il 15% è in grado di definire investimenti e responsabilità di fronte al rischio informatico. È la fotografia scattata dal Cyber Index Pmi, il rapporto realizzato da Generali e Confindustria che misura il livello di consapevolezza in materia di gestione dei rischi cyber delle aziende italiane di piccole e medie dimensioni.

Secondo il rapporto, che ha coinvolto 1.005 realtà, in materia di sicurezza digitale le piccole e medie imprese italiane si fermano a un valore medio di consapevolezza di 52 su 100 (per raggiungere la sufficienza occorre un punteggio di 60 su 100), in crescita di un solo punto percentuale rispetto al 2023.

Il Cyber Index valuta tre diverse dimensioni: l’approccio strategico; l’identificazione del rischio, ovvero la capacità di comprendere il fenomeno e le minacce; l’attuazione, intesa come l’introduzione di leve per mitigare il rischio. Il 44% delle Pmi intervistate riconosce il rischio cyber, ma solo il 15% ha un approccio strategico e la capacità di valutare il rischio cyber e mitigarlo. Il 56% è poco consapevole, con un 18% che si può definire “principiante”.

In base al rapporto, seppur vi sia una crescente attenzione sulla materia, manca un vero e proprio approccio strategico che preveda la definizione di investimenti e la formalizzazione di responsabilità da parte delle aziende italiane, con un punteggio medio di 54 su 100.

L’impreparazione delle Pmi italiane si scontra con un panorama delle minacce in continua evoluzione. Complice anche la diffusione delle tecniche di intelligenza artificiale e della GenAi applicata agli attacchi informatici, dal 2018 al 2023 i cyber attacchi gravi sono aumentati del 79% a livello mondiale.

«È fondamentale che le aziende siano consapevoli dei propri asset critici e dei rischi che corrono e che alla luce di ciò prioritizzino gli interventi e agiscano rapidamente per rafforzare i propri meccanismi di protezione», ha spiegato Remo Marini, Group chief security di Generali.



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