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Dati, Intelligenza Artificiale e Sovranità Digitale: una sfida che riguarda tutti


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Come Presidente di PMI INTERNATIONAL, invito istituzioni e imprese a prendere coscienza di un patrimonio strategico che rischiamo di perdere.

Viviamo in un’epoca in cui le guerre non si combattono solo con armi, ma con informazioni e dati. L’intelligenza artificiale sta ridisegnando gli equilibri globali, alimentata da dati che non sono più nelle mani degli Stati o dei cittadini, ma di grandi aziende multinazionali. È tempo di riflettere seriamente sul valore strategico di questi dati e sul ruolo che le PMI e le istituzioni devono giocare.

Il paradosso del controllo digitale

È sorprendente constatare come, pur avendo compreso con il digitale che i dati rappresentano una risorsa preziosa, non esista ancora un reale progetto nazionale ed europeo per gestire e proteggere questa ricchezza. Le aziende che forniscono servizi di intelligenza artificiale utilizzano dati di persone comuni, attività civili e militari, creando vantaggi competitivi e politici per certi Paesi a discapito di altri.

Una questione di sovranità e responsabilità

I dati sono oggi il carburante delle nuove economie e il fondamento della competitività. La scuola di guerra ha sempre insegnato che il controllo delle informazioni è decisivo. È dunque strano che gli Stati trascurino il governo di questa materia e non si dotino di strumenti adeguati per garantirsi autonomia e sicurezza digitale. È una questione non solo tecnica, ma di valori, regole e democrazia.

Il ruolo delle PMI e delle organizzazioni.

 Sono convinto che le imprese, anche le piccole e medie, debbano essere protagoniste di questa transizione culturale. Non possiamo più delegare il futuro digitale alle sole grandi piattaforme. Le PMI devono capire che i dati non sono solo materia da specialisti, ma patrimonio strategico aziendale e nazionale.

Bisogna avere una nuova visione.

Occorre costruire un quadro di regole, valori e collaborazioni tra pubblico e privato, capace di proteggere i dati, valorizzarli e usarli in modo etico e trasparente. Servono progetti condivisi, formazione diffusa e infrastrutture digitali indipendenti. Forse davvero è il momento di guardare dove gli altri non stanno guardando.

Dobbiamo imparare a pensare ai dati come pensavamo alle fabbriche nell’800 o al petrolio nel ‘900: fonti di potere, sviluppo e indipendenza. E dobbiamo farlo ora, perché domani potrebbe essere troppo tardi.

Dott. Salvatore Guerriero



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