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L’industria militare dell’Ucraina entra nei piani dell’Ue per la sicurezza


La Commissione europea ha mobilitato novecentodieci milioni di euro nel 2024 per colmare i vuoti strategici della difesa comune. Ma la vera notizia è che, per la prima volta, anche l’Ucraina entra nella filiera industriale della difesa europea. È un segnale politico e strategico che parla di integrazione, deterrenza e visione a lungo termine. In un mondo che si riarma, l’Unione prova a rispondere non solo con fondi, ma con un modello: quello di una difesa condivisa, tecnologicamente avanzata e fondata sulla cooperazione transnazionale. 

La Commissione europea ha annunciato questo finanziamento nel quadro dell’edizione 2024 dello «European Defence Fund (Edf)», lo strumento principe dell’Unione europea per sostenere la cooperazione industriale e tecnologica nel settore della difesa. I fondi serviranno a sviluppare tecnologie avanzate in ambiti strategici come la mobilità delle forze, la difesa anti-drone, i sistemi autonomi e i materiali stealth di nuova generazione. Un investimento in linea con il piano “ReArm Europe” e con il “Libro bianco sulla prontezza della difesa europea 2030”, che delineano un nuovo paradigma per la sicurezza del continente.

Di particolare rilievo è l’inclusione dell’industria ucraina nei progetti finanziati: per la prima volta, imprese del settore difesa, ucraine possono partecipare ai bandi Edf. Una mossa che supera la mera solidarietà bellica e guarda all’integrazione strutturale dell’Ucraina nell’economia strategica europea. La Commissione ha chiarito che questa apertura è frutto del lavoro dell’Ufficio per l’Innovazione della Difesa dell’Ue a Kyjiv, nato per rafforzare i legami tra l’industria militare ucraina e quella europea e promuovere una base industriale della difesa realmente condivisa.

Sono state duecentonovantanove proposte pervenute da seicentoventicinque soggetti giuridici in venticinque Stati membri e Norvegia. Le piccole e medie imprese hanno avuto un ruolo centrale, rappresentando oltre il trentotto per cento dei partecipanti e ricevendo più del ventisette per cento del finanziamento totale richiesto. In totale, i fondi sono stati ripartiti in trentanove progetti di ricerca (per oltre trecentosessanta milioni di euro) e ventitré progetti per lo sviluppo di capacità operative (oltre cinquecentotrentanove milioni).

Tra i progetti selezionati spiccano iniziative ad alto contenuto tecnologico. Il progetto METASTEALTH, ad esempio, punta allo sviluppo di nuovi materiali stealth, mentre il programma ENGRTII coinvolge più di quarantacinque attori industriali e centri di ricerca per progettare una nuova generazione di elicotteri europei entro il 2030. EUROSWEEP svilupperà un sistema europeo autonomo per lo sminamento marittimo, mentre Small UAS, a guida ucraina, è dedicato alla creazione di droni aerei dotati di intelligenza artificiale.

Un segmento specifico del fondo, pari a quarantacinque milioni di euro, è stato destinato alle cosiddette «tecnologie dirompenti», capaci di cambiare radicalmente i paradigmi esistenti nel settore militare. È un settore in cui l’Europa ha investito meno rispetto agli Stati Uniti o alla Cina, ma che ora viene riconosciuto come cruciale per la sovranità tecnologica e la resilienza strategica.

In parallelo, per la prima volta, i finanziamenti Edf hanno contribuito anche alla piattaforma Step (Strategic Technologies for Europe Platform), l’iniziativa della Commissione per rafforzare le tecnologie critiche in ambito civile e militare. Tutti i progetti che hanno superato la soglia qualitativa nei relativi bandi hanno ricevuto il marchio Step Seal, pensato per attrarre ulteriori finanziamenti pubblici e privati.

Il passo successivo sarà la firma degli accordi di sovvenzione prevista entro la fine dell’anno che darà avvio all’implementazione dei progetti. Il percorso è tracciato: costruire una difesa europea che sia più di una somma di eserciti nazionali, puntando su interoperabilità, innovazione e integrazione industriale. Una strategia che punta al lungo periodo ma che resta vincolata da decisioni politiche e da un quadro geopolitico in continua mutazione.



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