Modello di produzione innovativa negli anni ’80, lo stabilimento Stellantis di Termoli è oggi caratterizzato da molteplici incognite legate al tramonto della costruzione dei motori Fire e al congelamento del progetto di gigafactory, motivato dal presidente del gruppo John Elkann con i costi elevati dell’energia nel nostro paese.
Le uscite incentivate di Stellantis
L’unica certezza riguarda il lancio, nel primo semestre del 2026, della produzione di cambi automatici a doppia frizione per autoveicoli ibridi. Progetto significativo ma non sufficiente, ad avviso dei sindacati, per assorbire tutti i lavoratori attivi nel sito di Rivolta del Re. Maestranze coinvolte nei ricorsi frequenti alla cassa integrazione e nel programma di esuberi volontari incentivati che secondo l’accordo concordato tra azienda e rappresentanze metalmeccaniche tranne la Fiom-Cgil riguarderà entro fine settembre 200 dipendenti, un migliaio a livello nazionale.
Un progetto industriale ecosostenibile
Se da un lato aumentano i timori di un progressivo allontanamento di Stellantis dalla filiera automobilistica italiana, dall’altro vi è chi promuove robusti investimenti nel territorio molisano. La multinazionale statunitense Itt ha aperto a Termoli un nuovo stabilimento finalizzato a fabbricare pastiglie per i freni delle macchine ad alte prestazioni. Realtà che ha potuto beneficiare delle procedure amministrative semplificate e delle agevolazioni fiscali della Zona economica speciale Puglia-Molise e punta – tra qualche anno – ad assumere 60 lavoratori nell’orizzonte di una filiera ecosostenibile, alimentata in futuro da un impianto fotovoltaico. Rimane tuttavia confermata, a causa delle incertezze che gravano sul mercato dell’automotive, la richiesta di mobilità per 30 operai del sito molisano.
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