L’export italiano cambia rotta: il piano Tajani verso India e America Latina


Durante un collegamento con il Festival dell’Economia da Città del Messico, il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani ha illustrato l’impianto strategico che guiderà la politica italiana per l’internazionalizzazione nei prossimi anni. L’intervento è avvenuto nel contesto di una missione economica che coinvolge oltre 800 imprese italiane e messicane, confermando la centralità della diplomazia commerciale nell’azione del governo. Tajani ha dichiarato che “lo Stato non deve fare l’imprenditore, ma deve accompagnare e sostenere le imprese”, chiarendo la funzione del ministero come ponte tra obiettivi politici ed esigenze del tessuto produttivo nazionale. I dati sostengono questa impostazione: nel 2023, l’export italiano ha superato i 674 miliardi di euro (fonte: Istat), mentre il saldo commerciale nei primi quattro mesi del 2024 è stato pari a +17,6 miliardi di euro.

Il piano del ministero si muove lungo due direttrici: da un lato il rafforzamento dei mercati consolidati, dall’altro l’apertura verso nuove aree con elevato potenziale di crescita. I Paesi indicati come prioritari includono India, America Latina, Sudafrica, Turchia, Estremo Oriente e l’area indo-pacifica. L’India, in particolare, è al centro della strategia per il suo peso demografico ed economico. La Cina, pur non essendo più parte del progetto della Nuova Via della Seta, resta un interlocutore economico rilevante. La diversificazione geografica mira a ridurre la dipendenza dai mercati tradizionali europei e nordamericani, espandendo la presenza italiana laddove la domanda di beni manifatturieri è in aumento.

Per sostenere le imprese, Tajani ha sottolineato l’importanza del coordinamento con tre strumenti operativi: ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane; SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti che fornisce assicurazioni e garanzie finanziarie; e SIMEST, che supporta l’internazionalizzazione delle PMI attraverso finanziamenti agevolati e partecipazioni. Questi enti, ha spiegato il ministro, consentono anche alle imprese di piccola e media dimensione di accedere ai mercati esteri con strumenti adatti e un accompagnamento istituzionale. La modernizzazione della politica estera passa quindi anche da un ripensamento del commercio internazionale come leva strutturale di crescita, con una visione in cui politica economica e promozione del Made in Italy risultano integrate.

 



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