“No escalation sui dazi, per le imprese colpite pensiamo a 25 miliardi in più dal fondo Pnrr”


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“Il rischio di un’escalation esiste” dice il ministro delle Imprese Adolfo Urso a “Repubblica”. E, dopo l’annuncio di Trump sui dazi al 50 per cento, “va assolutamente scongiurato: ci vogliono cautela, responsabilità, unità di intenti”. A pagare il conto dei dazi sono le imprese: “Abbiamo già previsto la riprogrammazione dei fondi Pnrr e di Coesione e stiamo indirizzando in tal senso anche le risorse del Fondo sociale per il clima. Pensiamo di giungere a 25 miliardi in più per le imprese. Quando poi avremo contezza di quali saranno effettivamente i dazi nei singoli settori, potremo sviluppare un’azione compensativa mirata e quindi efficace” spiega Urso che guarda soprattutto ai “danni irreparabili che subirebbero i sistemi economici dei due continenti” in caso di fallimento dei negoziati Usa-Ue. “Ma – sottolinea – la guerra commerciale arrecherebbe anche gravi conseguenze politiche, in prima istanza sulla difesa comune, mentre perdura la guerra in Europa”. “Ci vuole un’intesa politica – continua -, prima ancora che commerciale. Non è solo una questione di dazi, ovviamente, come dimostrano gli altri negoziati in corso. Occorre parlare lo stesso linguaggio, condividere gli stessi obiettivi, avere chiara qual è la scala delle priorità. Il negoziato è innanzitutto politico, poi vengono le formule, le tabelle e i numeri”. La premier Meloni rivendica un filo diretto con Trump: “Il negoziato è compito della Commissione, alla quale va il nostro supporto affinché si percorra la strada giusta. L’azione bilaterale pub contribuire a facilitarlo, come ha ben fatto sinora proprio Giorgia Meloni, anche grazie al rapporto personale con Trump”.

Un accordo con i dazi al 10 per cento può essere un buon compromesso per l’Italia: “È quanto già raggiunto dalla Gran Bretagna nel loro negoziato bilaterale: un’indicazione sulla via da percorrere. Ma i termini sono più ampi e non possono ridursi a una quota. Ci sono ben altre questioni in campo: dagli aspetti regolatori a quelli della sicurezza, alle catene di approvvigionamento, fino alla stessa politica industriale europea, che dovremo comunque rivedere, subito e senza infingimenti”. Urso è d’accordo con Orsini: “occorre eliminare i ‘dazi interni’ che il Green Deal ci ha imposto. Occorre uno shock di semplificazione o saremo stritolati”. Quanto ai satelliti di Musk: “La politica spaziale non è competenza della Commissione, anche se sarà necessaria una legge spaziale europea, come proprio noi, con la Germania, abbiamo chiesto in uno specifico documento di indirizzo. Oggi ne parlerò a Roma con il vicepresidente Kubilius, durante la visita ai nostri siti spaziali e poi nella sua audizione in Parlamento”. Star link è pronta ad arrivare sui treni italiani: “L’Italia è aperta – come gli altri Paesi europei – alle attività dei privati, che sono regolate dalla legge. Prioritario è sempre garantire la sicurezza nel controllo dei dati e delle informazioni”, conclude.

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