Dai 10,5 milioni del 2020 ai 17 milioni di euro del 2024: un balzo del 60% in quattro anni, con la prospettiva di chiudere il 2025 a quota 18 milioni. Sono i numeri del trevigiano Caseificio Tomasoni, storica azienda lattiero-casearia di Breda di Piave che celebra 70 anni di attività con uno sguardo al futuro e una strategia che ha puntato su investimenti mirati, ampliamento di gamma e internazionalizzazione.
Fondata nel 1955 da Primo Tomasoni, l’azienda ha saputo traghettare tre generazioni nel solco di uno sviluppo costante, affrontando le sfide del mercato senza rinunciare alla propria identità produttiva a filiera corta. Oggi il caseificio conta oltre 50 dipendenti e si prepara a consolidare ulteriormente il proprio posizionamento, sia in Italia che all’estero.
«Ci siamo presi dei rischi importanti negli ultimi anni – spiega l’amministratore delegato e nipote del capostipite Eva Tomasoni alla guida dell’azienda insieme alla sorella Laura e al padre Moreno – ma la crescita che ne è derivata ha ampiamente ripagato il nostro coraggio. In un momento delicatissimo come quello dell’emergenza Covid, abbiamo scelto di fare l’opposto rispetto a chi, all’approssimarsi della crisi globale, ha rallentato: abbiamo investito».
Una scelta controcorrente: «Abbiamo potenziato la produzione e rafforzato la relazione diretta con il cliente, anche a costo di sacrificare i margini a breve termine. Sapevamo che inizialmente avremmo perso redditività, ma eravamo certi che l’avremmo poi recuperata. Così è stato».
Durante la pandemia, la richiesta di prodotti alimentari è aumentata, «al punto da generare difficoltà nel soddisfare gli ordini», ricorda la Ceo. «Noi abbiamo raccolto la domanda, nonostante i rischi derivanti dai rincari della materia prima, consolidando così il portafoglio clienti. Il rapporto, anche personale, con i clienti, ha fatto la differenza», sottolinea la Ceo.
Dal punto di vista produttivo, il core business resta il “freschissimo”, con lo stracchino in testa, ma la gamma si è diversificata: «Abbiamo lanciato una linea di spalmabili e dato più spazio ai semi stagionati, ampliando l’offerta e ammortizzando meglio i costi».
L’apice della crescita è coinciso con l’immediato post Covid, tra il 2022 e il 2023, con un implemento annuo di quasi tre milioni di euro. E Tomasoni, mentre cresceva il fatturato, non ha mai smesso di scommettere su nuovi orizzonti, investendo. «Un altro asse della crescita è l’estero. Dopo aver seminato nel post Covid, sviluppando il mercato estero, abbiamo iniziato a raccogliere i frutti. Dall’anno scorso abbiamo raccolto ordini da Francia e Stati Uniti. È chiaro che ora il mercato americano è dominato dall’incertezza, ma le prospettive di sviluppo per noi sono buone, sia nel mercato interno che in quello europeo».
Nel 2024 si è completato anche il processo di successione: Eva e la sorella Laura hanno rilevato le quote delle zie Paola e Nicoletta, completando un percorso pianificato e condiviso. È la storia di una famiglia imprenditoriale che ha saputo gestire il passaggio generazionale con lo spirito d’iniziativa di chi guarda al futuro: «Portiamo avanti la tradizione casearia artigianale con orgoglio e coraggio, investendo per veicolare il valore aggiunto dei prodotti locali in uno scenario sempre più ampio e globale».
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