In dialogo e collaborazione con il mondo delle imprese e la società civile. Con questo spirito, lo scorso 5 maggio, Banca Etica ha inaugurato una nuova filiale a Reggio Calabria. La banca è presente in Calabria da quasi 20 anni, prima a Lamezia Terme e ora a Reggio Calabria, sia con la nuova filiale, sia con un ufficio situato in un bene confiscato al crimine organizzato. Stare sul territorio significa “poter dare più risposte dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo rispetto alla domanda che la Calabria esprime. Un fabbisogno che è anche sulle persone e le famiglie, ma soprattutto riguarda le imprese. In primo luogo di carattere sociale, quindi cooperative, associazioni, fondazioni ed anche quel mondo profit che da tempo ha mostrato una sensibilità rispetto a quei requisiti di natura sociale e ambientale che sono essenziali all’interno della nostra politica del credito”, spiega Giuseppe Sottile, responsabile area territoriale Sud di Banca Etica.
L’inaugurazione della filiale di Banca Etica a Reggio Calabria è stata un momento importante di partecipazione. Presenti tante realtà dell’economia sociale e delle imprese calabresi. Fra di esse Macramé, il più grande consorzio di cooperative sociali della Calabria che si occupa di cure domiciliari, benessere delle persone, inserimento lavorativo, agricoltura sociale e gestione di terreni confiscati alle mafie. Il presidente Giovanni Pensabene racconta che: “L’attuale realtà è nata dall’unione di due consorzi, uno proveniente dal mondo cattolico e l’altro più laico. Questo è stato un fatto molto positivo e arricchente. Lavorando anche con le amministrazioni pubbliche, poco puntuali nei pagamenti, c’è la necessità di anticipare rimborsi e stipendi. Banca etica ci aiuta con il microcredito. Accanto a questo c’è anche il valore del creare comunità, non si tratta solo di una fornitura di servizi. Per chi opera nel Terzo settore tutto ciò ha una notevole importanza”.
“Il Lanificio Leo, fondato nel 1873, è stato il primo impianto industriale laniero in Calabria”, racconta Emilio Leo. “Per più di cento anni è stata una fabbrica di territorio, ha lavorato la lana della Sila. Poi negli anni Settanta, sia per il cambio di generazione, ma soprattutto per la sparizione della lana Merinos in Sila, è arrivata la crisi”. Ciò ha interessato un intero comparto di quasi quaranta aziende. “Il sistema si è completamente esaurito. Solo noi abbiamo resistito – ricorda Emilio Leo -. Mio padre ha tenuto in vita l’impianto senza una vera ragione imprenditoriale. Vent’anni dopo è toccato a me dovermi occupare dell’azienda. Essendo architetto ho immaginato un progetto per poter riaprire la parte produttiva recuperando soprattutto il valore immateriale che questa fabbrica aveva accumulato per il territorio”. Così ha preso forma un’idea che ha usato molto una strumentazione quasi da Terzo settore creando un festival di pensiero contemporaneo. “Nel 2008 è ripartita la parte imprenditoriale diventando, da una parte museo di impresa dove si fa sperimentazione, didattica e racconto di quello che era stato il valore dell’industria per il territorio, e dall’altro un luogo di produzione molto spinto sui linguaggi della contemporaneità, con tantissime collaborazioni di designer di valenza internazionale”, conclude Leo.
Infine, la voce di Nuccio Iovene presidente della Fondazione Trame “Una realtà nata nel 2012 per diffondere la cultura della legalità attraverso iniziative sul territorio. La più importante è “Trame. Festival dei libri sulle mafie”, quest’anno giunto alla 14esima edizione. Il primo festival dedicato ai libri sulle mafie in Italia, che dal 2011, si svolge a Lamezia Terme, quest’anno dal 17 al 22 giugno. Fare cultura in regioni come la Calabria non è come altrove, perché non c’è una rete di sostegno, né istituzionale, né privata, paragonabile a quella delle regioni del Nord. Nonostante tutto «Il festival, negli anni, si è affermato come presenza consolidata conosciuto anche all’estero”.
Costantino Coros
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