Il governo tedesco e la Confindustria italiana chiedono, in modi diversi, l’utilizzo di fondi pubblici a sostegno delle imprese: Berlino vuole ridurre i prezzi dell’elettricità per i settori energivori, mentre a Viale dell’Astronomia si propone di utilizzare i fondi del Pnrr a sostegno degli investimenti produttivi.
Katherina Reiche, la nuova ministra dell’Economia della Germania, sta cercando di convincere la Commissione europea ad approvare il piano di aiuti tedesco ai settori che consumano grandi quantità di energia.
IL PIANO DI AIUTI TEDESCO ALLE INDUSTRIE ENERGIVORE
Per abbassare la spesa energetica – cresciuta molto a seguito della crisi del gas innescata dalla Russia e della decisione interna di chiudere le centrali nucleari – e riattivare la produzione manifatturiera, il governo di Friedrich Merz ha promesso di ridurre i prezzi dell’elettricità di almeno cinque centesimi al kilowattora attraverso il taglio delle tasse e degli oneri di sistema nelle bollette. Inoltre, ha intenzione di introdurre un prezzo calmierato dell’elettricità ai comparti energivori, come quelli dell’acciaio, della chimica, del cemento e del vetro.
CONVINCERE LA COMMISSIONE EUROPEA
Il piano, però, rischia di entrare in conflitto con le regole europee sugli aiuti di stato, che – nonostante siano state allentate dopo l’invasione russa dell’Ucraina e la crisi dei prezzi dell’energia – hanno lo scopo di impedire ai paesi membri di sussidiare le loro imprese e fare concorrenza sleale agli altri sul mercato comune.
Per facilitare l’approvazione della Commissione, allora, la ministra Meiche sta cercando di presentare il piano tedesco come necessario alla crescita e alla sovranità dell’intera Unione. Sta insistendo su due punti: che la Germania è l’economia più grande del blocco e può fungere da traino per le altre; che la produzione siderurgica e chimica tedesca è utile a ridurre la dipendenza europea dalle importazioni.
“Non avere più una produzione di acciaio in Germania significherebbe entrare in nuove dipendenze”, ha dichiarato Reiche al Financial Times. “Non avere più una produzione chimica di base significherebbe entrare in nuove dipendenze”. A questo proposito, Reiche ha detto anche la Germania deve ridurre la sua dipendenza dalla Cina per le merci e le materie prime, rimanendovi però in buon rapporti: “è un grande mercato”, ha spiegato, uno dei più importanti al mondo per le aziende tedesche. Quanto invece alla Russia – di cui la Germania era la maggiore acquirente europea di gas naturale, prima dell’invasione dell’Ucraina -, Reiche ha detto che Berlino deve intensificare gli sforzi per la diversificazione delle forniture.
LA PROPOSTA DI CONFINDUSTRIA PER GLI AIUTI ALLE IMPRESE ITALIANE
“Per mantenere in Germania le industrie energivore, abbiamo bisogno dell’approvazione degli aiuti di stato”, ha dichiarato Reiche.
In Italia, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha detto, durante l’ultima assemblea dell’organizzazione, che “il grande piano di investimenti industriali tedeschi è un’opportunità per rafforzare le interconnessioni tra filiere italiane e filiere tedesche”. D’altra parte, ha sottolineato che “se le politiche rimangono solo nazionali, continueremo con la frammentazione che ha caratterizzato l’Europa finora”: per questo ha proposto la definizione di un “Piano Industriale Straordinario europeo”.
Nella visione di Orsini, il “New Generation Eu per l’industria” dovrebbe però essere preceduto da un riorientamento dei fondi europei del Pnrr “verso strumenti più efficaci a favore degli investimenti produttivi” in Italia.
“Sfruttiamo la possibilità”, ha detto, “che la riforma dei Fondi di Coesione Ue del commissario Fitto mette a disposizione per le filiere industriali italiane salvaguardando le quote per il Sud. Incentiviamo gli investimenti nella transizione digitale allo stesso modo di quelli destinati alla transizione ambientale […]. Introduciamo strumenti di supporto alle imprese delle filiere più in difficoltà, come l’automotive”.
“Non si tratta di aiuti assistenziali”, ha precisato il presidente di Confindustria, bensì “di misure mirate a favorire aggregazioni, ristrutturazioni e rafforzamento del capitale aziendale”.
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