Alessandro Benetton. La lezione di Kelly Slater. Il surf fa volare le startup


In Italia, purtroppo, serpeggia un certo pregiudizio sulle start-up, come se fossero lo sfizio di ragazzini presuntuosi e fortunati che, con poco sforzo, riescono a incuriosire qualche grande compagnia, si fanno acquisire, monetizzano e poi scappano con il malloppo. Non nego che casi del genere esistano, tuttavia sono molto più numerosi i progetti nati dallo studio, dall’esperienza, dalla consapevolezza e dal desiderio, anche spavaldo, di poter avere un impatto positivo sul futuro. Questi progetti dovrebbero essere finanziati – ne va del bene collettivo –, eppure da noi il venture capital non è ancora abbastanza diffuso. Stiamo crescendo, è vero, mostriamo un certo dinamismo, ma, pur essendo la terza più grande economia dell’Unione europea e l’ottava al mondo, non figuriamo tra i primi venti Paesi europei per il capitale investito in start-up. Questo non significa che non abbiamo idee o imprenditori meritevoli, al contrario: per esempio, quattro delle principali start-up in campo nucleare sono fondate da italiani, il che evidenzia l’esistenza nel nostro Paese di un notevole talento in settori altamente specializzati come la robotica, l’ingegneria ambientale e le tecnologie avanzate per l’industria. Sono i capitali che languono. E la capacità di leggere le onde, intuendo quale sarà giusta e quale, invece, si sgonfierà troppo presto.

Quando ho fondato 2100 Ventures, d’intesa con tre giovani professionisti con esperienza pregressa nel settore finanziario e del venture capital internazionale, l’ho fatto seguendo la lezione di Kelly Slater: se lui riesce a leggere le onde, allora noi possiamo quanto meno provare a puntare sulle opportunità che si riveleranno più giuste, sui talenti che ci paiono più brillanti. Non esistono formule magiche che permettano agli investitori di sapere in anticipo quali imprese diventeranno unicorni (verranno cioè valutate oltre un miliardo di dollari) oppure finiranno nella death valley, ma Slater ci insegna che spesso abbiamo a nostra disposizione strumenti cui nemmeno pensiamo. Una volta analizzati i mercati, completate le due diligence, approfondite le tecnologie, cosa resta? Restano il fiuto, l’intuito, i sensi più sottili, quelli che scorrono sotto l’intelletto e, di fronte all’opportunità giusta, ci fanno avvertire un lieve brivido, una leggera frenesia.

Ce la faremo? Spero di sì. 2100 Ventures è un progetto con cuore italiano e ambizione europea. Vogliamo collegare l’ecosistema nazionale a quello europeo, facilitando gli investimenti nelle nostre start-up ma agevolando anche l’accesso dei founder di altri Paesi ai mercati italiani e del Sud Europa. Abbiamo aperto alla fine del 2023 e, da allora, già finanziato oltre venti progetti. Se credete che io ami buttare i soldi dalla finestra, vi sconsiglio di appostarvi là sotto: piuttosto, se avete buone idee prendiamo appuntamento per discuterne nel dettaglio.



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