FERMO Un piano regionale strutturale per il rilancio del distretto calzaturiero Fermano-Maceratese. Michela Bassetti, ceo del Solettificio Coba di Sant’Elpidio a Mare indica la strada da percorrere per sostenere concretamente il tessuto produttivo locale e con esso l’occupazione, alla luce di una situazione sempre più preoccupante. Secondo l’imprenditrice, le Marche sono diventate un marchio riconosciuto nel mondo anche grazie al distretto calzaturiero, che ha esportato qualità, stile e valore aggiunto ben prima che si parlasse di “Made in Italy” come brand globale.
L’aiuto
Ma oggi tutto questo rischia di scomparire. E dopo aver dimostrato per decenni di poter camminare sulle proprie gambe, ora il distretto calzaturiero ha bisogno di aiuto, di ascolto ma soprattutto ha bisogno che la politica torni ad investire e a credere in questo patrimonio, prima che sia troppo tardi. «Oltre ad un evidente gap infrastrutturale (rete ferroviaria inadeguata, aeroporto inefficiente e collegamenti logistici che limitano la competitività delle imprese) abbiamo anche un gap digitale. Nella zona artigianale in cui si trova la mia azienda – segnala Michela – non solo non c’è la fibra ottica, ma manca persino una connessione internet stabile. Abbiamo dovuto investire privatamente per garantire una minima operatività. Ma anche così siamo riusciti ad arrivare solo a una funzionalità ridotta del 50%. Dotare il territorio di infrastrutture adeguate, sostenere le imprese che fanno innovazione e che rispettano il lavoro, costruire una rete tra formazione, ricerca e impresa è fondamentale per il futuro di questo territorio».
Le proposte
Secondo a stessa imprenditrice occorre un piano regionale strutturale per il rilancio del distretto che sappia coinvolgere tutti gli attori e che abbia fondi dedicati agli investimenti necessari. I punti fondamentali di questo piano sono 5: l’istituzione di un Tavolo permanente che orienti con continuità le scelte strategiche regionali; internazionalizzazione e promozione all’estero attraverso contributi stabili per fiere, missioni commerciali ed export digitale anche con lo sviluppo di nuove piattaforme di vendita B2B; la riattivazione della scuola regionale per calzaturieri; semplificazione burocratica e accesso al credito attraverso l’istituzione di uno sportello unico per il settore moda-calzatura e un accesso facilitato ai bandi e ai finanziamenti europei soprattutto per le micro e piccole imprese; infine bandi e sgravi per promuovere la transizione ecologica. «Oggi, per lavorare con i grandi brand del lusso, che rappresentano forse l’unico futuro concreto per la manifattura italiana, – conclude l’imprenditrice – dobbiamo garantire standard qualitativi e tecnologici altissimi. Serve adeguare strutture, digitalizzare processi, innovare materiali e formare nuove competenze. Ma senza un supporto serio da parte della Regione, tutto questo ricade interamente sulle spalle degli imprenditori. Ed è semplicemente insostenibile».
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