accesso limitato a cibo, acqua e sanità


A 5 mesi dall’inizio dell’operazione militare israeliana Iron Wall nel nord della Cisgiordania, Medici Senza Frontiere pubblica il briefing note “Five Months Under Iron Wall”  che mette in luce il costo umano dello sfollamento prolungato e allerta sul peggioramento delle condizioni sanitarie e di vita delle persone sfollate.

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Più di 40.000 persone sfollate

Nel nord della Cisgiordania, infatti, più di 40.000 persone rimangono tuttora forzatamente sfollate, isolate dalle proprie case e con accesso estremamente limitato ai servizi di base e all’assistenza sanitaria.

L’operazione militare su vasta scala Iron Wall ha visto le forze israeliane fare irruzione nei campi e svuotarli con violenza, causando lo sfollamento di persone storicamente radicate nel nord della Cisgiordania.

I 3 campi occupati dalle forze israeliane sono quelli di Jenin, Tulkarem e Nur Shams.

Dopo 5 mesi, l’operazione militare continua. I campi rimangono isolati, con i soldati israeliani che impediscono attivamente a chiunque di entrare. Le famiglie sono ancora in una situazione di stallo e temiamo che le necessità umanitarie continuino ad aumentare”. Simona Onidi coordinatrice dei progetti di MSF a Jenin e Tulkarem

Sopravvivere nell’incertezza

Il briefing note si basa sui dati da noi raccolti sul campo e su quasi 300 interviste condotte a metà maggio in 17 località nel nord della Cisgiordania, dove operiamo assistendo persone sfollate con forza dai 3 campi.

I risultati mostrano che le comunità colpite dallo sfollamento affrontano situazioni di crescente instabilità e non riescono a soddisfare pienamente bisogni primari come l’accesso a cibo, acqua e assistenza sanitaria.

  • Quasi la metà delle persone intervistate è stata sfollata con forza, anche più di 3 volte nell’arco di 4 mesi
  • quasi il 75% delle persone non sa se potrà restare dove si trova attualmente
  • più del 33% riferisce di sentirsi insicuro nel luogo in cui risiede ora.

I bisogni di salute mentale sono in aumento, soprattutto tra donne e bambini, poiché i continui sfollamenti, l’incertezza e la violenza subita aggravano lo stato di sofferenza.

Viviamo in uno stato di paura costante. Le forze israeliane pattugliano quasi sempre l’area vicino a dove vivo con la mia famiglia. Teniamo le valigie pronte sempre con noi, pronti a fuggire da un momento all’altro se dovessimo essere nuovamente sfollati”. donna sfollata dal campo profughi di Nur Shams

I dati che abbiamo raccolto mostrano anche uno schema preoccupante di violenze mirate e deliberate contro i residenti dei campi che cercano di tornare nelle proprie case.

Violenze mirate e deliberate

Sono stati segnalati oltre 100 episodi di violenza indiscriminata, tra cui: sparatorie, aggressioni e detenzioni, che colpiscono persone di ogni età e genere.

Alcune famiglie hanno trovato le proprie case incendiate, saccheggiate o occupate, ad altre è stato esplicitamente detto di non tornare più.

I rientri sono fortemente limitati, l’accesso viene per lo più negato o concesso per periodi molto brevi.

Quando sono tornato a casa, all’interno del campo, ho visto che era stata incendiata e il mio vicino era stato ucciso”. uomo sfollato dal campo profughi di Tulkarem

  • Una persona su 3 non è riuscita a raggiungere un medico quando ne aveva più bisogno, a causa dei costi elevati, della distanza o della mancanza di trasporti.
  • Quasi la metà degli intervistati riferisce di aver avuto un accesso discontinuo a cibo e acqua
  • il 35% di chi soffre di malattie croniche non riesce a ricevere farmaci con regolarità.

Attività di MSF

In risposta alla crisi in corso, abbiamo attivato team mobili, operativi in oltre 40 siti pubblici, in rifugi per sfollati a Jenin e Tulkarem e in centri sanitari di base gestiti dal ministero della salute, dove i nostri team offrono servizi di assistenza sanitaria di base, supporto alla salute mentale e svolgono attività di promozione della salute.

L’operazione militare Iron Wall non è la prima né l’ultima delle violenze inflitte ai palestinesi in Cisgiordania. Si tratta dell’intensificarsi di una situazione già critica, che si è deteriorata sempre più col tempo, in particolare da ottobre 2023.

Quello a cui stiamo assistendo nel nord della Cisgiordania non è solo un’emergenza umanitaria, è una crisi provocata deliberatamente, prolungata intenzionalmente di giorno in giorno. Al momento l’assistenza umanitaria è insufficiente e incostante, le organizzazioni devono intensificare la risposta: la popolazione palestinese ha bisogno di rifugi, cure mediche, supporto psicologico e protezione. Chiediamo la fine delle operazioni militari israeliane, dell’uso letale della forza e delle restrizioni imposte alle comunità sfollate, affinché sia permesso loro di tornare nei campi in cui risiedono, in sicurezza e con dignità”. Simona Onidi coordinatrice dei progetti di MSF a Jenin e Tulkarem

Come dimostrato dal nostro rapporto “Inflicting Harm and Denying Care” (PDF in inglese), pubblicato a febbraio 2025, la Cisgiordania è da tempo teatro di violazioni ripetute contro civili e organizzazioni mediche, e l’attuale crisi umanitaria nel nord del paese non può essere compresa separatamente dal più ampio contesto di misure coercitive, violente e di annessione dell’area palestinese.



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