Divario di genere: ridurre il gap con le certificazioni


Un approccio innovativo alla riduzione del divario di genere: resta naturalmente un grande tema etico, di corporate governance e di giustizia sociale ma assume anche il ruolo di leva strategica per la crescita aziendale.

In questo contesto si muove UN Women Italy realtà attiva nella promozione e nella diffusione dei Women’s Empowerment Principles delle Nazioni Unite (WEPs) anche attraverso una forma di certificazione per la parità di genere. E per conoscere meglio le difficoltà e le opportunità di un percorso che porta alla riduzione del divario di genere e a una serie di benefici per le organizzazioni che è stato realizzato il report “Empowerment Femminile come leva strategica per la crescita aziendale e l’innovazione” curato da Deloitte.

Divario di genere: perché resta una sfida ancora aperta

Il divario di genere rimane una delle sfide più persistenti nel panorama lavorativo moderno, non solo in Italia ma in tutta Europa. Nonostante gli sforzi continui e le numerose iniziative volte a promuovere l’uguaglianza, le statistiche evidenziano ancora significative discrepanze tra uomini e donne sia in termini di rappresentanza che di retribuzione nelle aziende.

Una capacità innovativa che impatta sulla crescita economica

Questa situazione non solo solleva questioni di equità fondamentale ma influisce anche negativamente sulla capacità innovativa e sulla crescita economica complessiva dei paesi. In risposta, molte organizzazioni stanno implementando strumenti avanzati e ottenendo certificazioni specifiche per migliorare la parità di genere all’interno delle loro strutture, riconoscendo che un ambiente di lavoro equilibrato può essere un potente motore di progresso e innovazione.

La situazione attuale del divario di genere in Italia e in Europa

L’Italia continua a navigare in acque turbolente quando si tratta di parità di genere nel mercato del lavoro, posizionandosi significativamente sotto la media europea. Con meno della metà delle donne italiane impiegate, il paese si confronta con una realtà europea dove, in media, sette donne su dieci sono attive professionalmente.

La necessità di superare barriere culturali che ostacolano la parità di genere

Questo divario non si limita al solo accesso al lavoro ma si estende anche ai vertici aziendali e alle posizioni decisionali, dove l’Italia mostra una percentuale ancor più bassa rispetto ai già modesti standard europei. Tale situazione sottolinea la persistenza di barriere sia strutturali che culturali, che ostacolano l’ingresso e la progressione delle donne nel mondo del lavoro italiano, nonostante gli sforzi normativi e volontari di promuovere l’inclusione.

Strumenti e certificazioni per promuovere la parità di genere nelle aziende

Per contrastare il persistente squilibrio di genere, che si affianca a un green gap, ci sono diverse iniziative normative e volontarie sono state messe in campo. Tra queste, spiccano i Women’s Empowerment Principles (WEPs) e la certificazione UNI/PdR 125:2022. I WEPs offrono un framework basato su standard internazionali per promuovere un ambiente lavorativo inclusivo attraverso pratiche equitative. Parallelamente, la certificazione italiana UNI/PdR 125:2022 ha mostrato un notevole successo, testimoniato dall’ampia adozione da parte delle aziende, inclusi settori tradizionalmente maschili come le costruzioni. Questi strumenti non solo misurano lo stato di salute aziendale in termini di parità di genere ma incentivano anche un cambiamento culturale fondamentale per un’autentica inclusione nel tessuto economico del paese.

L’importanza della parità di genere per l’economia e l’innovazione

Ridurre il divario di genere non è soltanto una questione etica o sociale ma rappresenta una leva strategica essenziale per la crescita economica sostenibile. Studi del Fondo Monetario Internazionale evidenziano come una maggiore equità di genere nel lavoro potrebbe aumentare significativamente il PIL nelle economie emergenti e in via di sviluppo. Inoltre, le aziende con una maggiore diversità di genere nei ruoli dirigenziali tendono a registrare performance finanziarie superiori. A questo si aggiunge il potenziale delle donne nell’innovazione tecnologica: con un incremento dell’inclusione femminile nei settori STEM, potremmo assistere a uno sviluppo più equilibrato ed etico delle tecnologie emergenti come l‘intelligenza artificiale, evitando così il rischio che queste perpetuino pregiudizi esistenti.

Per affrontare il gender gap non basta affrontare temi di equità sociale, ma occorre agire attraverso strumenti e certificazioni specifiche stanno gettando le basi per un ambiente lavorativo più inclusivo e paritario. La strada verso la completa eradicazione delle disparità di genere resta ancora lunga e richiede un impegno costante da parte di tutti gli attori del tessuto economico. Solo attraverso una continua sensibilizzazione e l’adozione di pratiche aziendali inclusive si può sfruttare il potenziale innovativo che una vera parità di genere può effettivamente sbloccare.



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