PNRR, speso solo il 40%: il conto alla rovescia è iniziato


A meno di un anno dalla scadenza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia si trova ancora indietro sulla tabella di marcia. Secondo i dati aggiornati, è stato speso soltanto il 40% delle risorse totali stanziate. Una cifra che preoccupa, se si considera che entro la fine del 2026 tutti i progetti dovranno essere conclusi e rendicontati, pena la perdita dei fondi europei.

Nel dettaglio, su circa 194 miliardi complessivi, risultano effettivamente spesi poco più di 64 miliardi entro la fine del 2024. Una parte consistente dei progetti, in particolare quelli con un valore superiore ai cinque milioni di euro, è in forte ritardo: solo il 3% risulta completato. I cantieri avviati sono circa 180mila, ma molti sono ancora in fase preliminare, con ritardi significativi in settori chiave come l’efficientamento energetico, le reti idriche e l’edilizia scolastica. Gli asili nido, ad esempio, sono stati realizzati solo per un quarto rispetto agli obiettivi iniziali.

Nonostante tutto, l’Italia si colloca sopra la media europea per avanzamento della spesa PNRR, anche se ciò non basta a placare le preoccupazioni. Secondo l’analisi di Openpolis, circa il 68% delle milestone fissate a livello europeo risultano ancora incomplete, a testimonianza delle difficoltà comuni tra i Paesi membri. Tuttavia, il rischio per l’Italia è amplificato dall’enorme ammontare di risorse ricevute e dalla complessità del sistema amministrativo e burocratico nazionale.

Le cause principali del ritardo sono molteplici: lungaggini procedurali, aumento dei costi delle materie prime, difficoltà nella progettazione esecutiva, mancanza di personale tecnico e problemi nei bandi di gara. A ciò si aggiunge una gestione complessa delle responsabilità tra Stato, regioni ed enti locali, con alcune amministrazioni più lente di altre nel portare avanti i progetti assegnati.

Il governo ha già avviato diverse revisioni tecniche del piano, e una nuova proposta di rimodulazione è attesa in autunno. L’obiettivo è cercare di salvare quanto più possibile, eventualmente riallocando le risorse non spese verso programmi alternativi cofinanziati da Bruxelles o impiegandole in progetti nuovi che possano essere completati entro i termini previsti.

La posta in gioco è alta. Il fallimento del PNRR comporterebbe non solo la perdita di risorse economiche fondamentali, ma anche un grave rallentamento nel percorso di modernizzazione del Paese. Interventi cruciali su giustizia, istruzione, digitale e infrastrutture rischierebbero di restare incompiuti. La sfida ora è riuscire a trasformare il ritardo in opportunità, accelerando i lavori e dimostrando all’Europa che l’Italia può essere all’altezza delle sue promesse.

Gloria Giovanditti



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