Abbiamo sempre dichiarato che, per noi, transizione energetica e contestuale transizione sociale sono due facce della stessa medaglia; quando, perciò, venne annunciata la volontà del Governo di anticipare la chiusura della Centrale Enel di Brindisi, al 31 dicembre 2025, come Flaei Cisl ponemmo, coerentemente, un’unica condizione, ovvero la sostenibilità economica, ambientale e sociale di tale scelta.
Il contesto geopolitico mondiale è quasi totalmente modificato, la guerra nei nostri confini europei ha fatto risaltare chiaramente la dipendenza energetica del nostro Paese a partire, ad esempio, dal costo per famiglie e imprese per la scelta europea di rinunciare al Gas russo; frattanto i dazi americani rischiano di far deflagrare le economie occidentali.
Ne ridiscende una grande insicurezza politica, commerciale ed economica, in particolare per un Paese manifatturiero come l’Italia che, per oltre il 70% della produzione energetica, dipende dall’estero.
Dunque, smantellare semplicisticamente le centrali a Carbone ci avrebbe esposti ulteriormente, gravati come siamo da una bolletta energetica tra le più alte d’Europa.
Avevamo ragione, dunque, nel considerare una fuga in avanti il dichiarato smantellamento della nostra, come di altre Centrali nazionali a carbone, a dicembre 2025.
D’altro canto il G7 Energia e Ambiente, riunito a Torino lo scorso anno aveva concordato l’eliminazione graduale della produzione di energia elettrica da carbone entro il 2035, con la Germania che addirittura si prendeva tempo fino al 2038.
La stessa Germania che nel 2024 ha generato circa 51 TWh da fonti fossili, contro 1,5 TWh dell’Italia.
Ebbene, appare paradossale lo sgomento manifestato da più parti, anche sindacali, in merito all’Ordine del giorno allegato al Decreto Industria ed approvato da Parlamento, in merito al rinvio della chiusura delle Centrali italiane a carbone entro il 2038.
Pensiamo che una efficiente ed efficace politica energetica debba necessariamente basarsi, nell’attuale fase di transizione energetica, su un mix che comprenda il Gas ed il potenziamento delle FER – fonti energetiche comunque non programmabili – per processi produttivi che, nel tempo, vedano sostituire le fonti fossili con quelle energetiche in grado di garantire assetti sicuri al sistema elettrico nazionale, in attesa del nucleare di nuova generazione.
Al contempo, però, ribadiamo che tutto ciò non può né deve ostacolare la esigibilità dei nuovi programmi di investimento, correlati alle manifestazioni di interesse già sul Tavolo della reindustrializzazione di Brindisi, in riferimento alle quali rivendichiamo certezze nei tempi e in ordine alle ricadute occupazionali.
Al momento, pensiamo che il rinvio della chiusura della Centrale possa costituire una garanzia in tema di sicurezza energetica nazionale, non dimenticando la strategicità che ebbe la Federico II il 28 settembre 2003, giorno del più grande black out della storia italiana.
La decarbonizzazione, insomma, non può essere affrontata con slogan, con decisioni estemporanee né con mere argomentazioni ideologiche ma richiede percorsi chiari, socialmente partecipati e sostenuti da investimenti concreti in tecnologie, formazione ed infrastrutture materiali e immateriali.
Serve oggi, a Brindisi, un piano industriale che garantisca la riconversione produttiva del Sito, con tempi e strumenti certi, in grado di valorizzare le competenze già presenti e offrire opportunità occupazionali aggiuntive.
Solo così sarà possibile trasformare la presente fase di transizione in occasione di rilancio, mentre estemporanee speculazioni politiche e comportamenti populistici rischierebbero di vanificare quelle prospettive di sviluppo cui guardano con speranza anche le nuove generazioni.
Come Flaei Cisl, in stretto raccordo con la Cisl Taranto Brindisi, continueremo a fare ciò ci caratterizza, dialogare con autonomia e pragmatismo con tutti gli attori in campo, perché in gioco c’è la vita dei lavoratori diretti, dell’indotto e dell’appalto che, al momento, vivono una attesa di profonda incertezza circa i propri destini occupazionali
Ugo Galiano
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