Addio alla Direttiva Green Claims? L’Europa frena sulla lotta al greenwashing

Bruxelles potrebbe presto dire addio alla Direttiva Green Claims, la proposta legislativa dell’Unione Europea nata per contrastare il greenwashing.

Dopo due anni di iter legislativo e intensi negoziati, la Commissione europea ha comunicato l’intenzione di ritirare il provvedimento, lasciando incerti i prossimi passi.

Una decisione sorprendente, resa ancora più controversa dalle pressioni politiche del Partito Popolare Europeo (PPE) e del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), che hanno criticato il testo ritenendolo troppo complesso, costoso e penalizzante per le piccole imprese.

Cos’è la Direttiva Green Claims e perché sarebbe importante

La Direttiva sulle Dichiarazioni Ambientali (Green Claims Directive) aveva un obiettivo chiaro: regolamentare le affermazioni ambientali utilizzate dalle aziende per promuovere prodotti e servizi, obbligandole a dimostrare con prove scientifiche ogni dichiarazione ambientale come “prodotto biodegradabile”, “a basso impatto ambientale” o “realizzato con materiali riciclati”.

L’esigenza nasce da una problematica concreta: secondo uno studio della Commissione UE, il 42% delle dichiarazioni green analizzate era falso, ingannevole o esagerato.

Il greenwashing è dunque un fenomeno diffuso concreto, pericoloso per consumatori e aziende che intendono posizionarsi sul mercato in chiave genuina e seria rispetto ai temi della riduzione dell’impatto ambientale delle proprie produzioni.

I punti chiave della proposta Green Claims

La proposta presentata il 22 marzo 2023 includeva:

  • Verifica ex ante obbligatoria e indipendente per tutte le dichiarazioni ambientali volontarie sui prodotti;
  • Obbligo di basi scientifiche solide per supportare ogni green claim;
  • Etichettatura ambientale regolamentata con criteri armonizzati a livello UE;
  • Esenzioni temporanee per le microimprese, per ridurre l’impatto burocratico.

Il testo mirava a tutelare i consumatori da pubblicità ambientale ingannevole e a garantire una concorrenza leale tra le aziende.

L’iter legislativo: cosa è successo fino a oggi

Dopo la proposta della Commissione, il Parlamento europeo ha approvato a marzo 2024 un emendamento per legare i green claims ai sistemi di compensazione del carbonio.

Il Consiglio dell’UE ha poi adottato la sua posizione, prevedendo alcune esenzioni per sistemi nazionali già esistenti e misure di sostegno alle PMI, come linee guida e strumenti per ridurre gli oneri amministrativi.

Il passaggio decisivo sarebbe stato il trilogo – il negoziato a tre tra Parlamento, Consiglio e Commissione – per giungere a un testo definitivo.

Tuttavia, il processo si è arenato prima del terzo incontro ufficiale.

Green deal europa
Fonte:pexels.com

Le opposizioni hanno bloccato i lavori

Le opposizioni politiche di PPE ed ECR si sono concentrate principalmente sulla verifica ex ante delle dichiarazioni ambientali, giudicata troppo onerosa e incompatibile con il mercato unico. “Non è uno standard utilizzato in altri settori e rischia di ostacolare la competitività europea”, si legge in una delle lettere inviate alla Commissione.

A rafforzare il blocco è intervenuto anche il governo italiano, che ha comunicato il ritiro del proprio mandato alla presidenza polacca del Consiglio per proseguire i negoziati. L’Italia ha apertamente sostenuto il ritiro della Direttiva Green Claims, allineandosi alla posizione dell’Esecutivo UE.

La posizione della Commissione: troppe complicazioni per le microimprese

Secondo la portavoce UE Paula Pinho, il testo attuale comporterebbe oneri eccessivi per circa 30 milioni di microimprese. Il provvedimento, secondo Bruxelles, si è allontanato dall’obiettivo iniziale di semplificare e sostenere il tessuto imprenditoriale europeo più fragile.

Una posizione che ha sorpreso anche diversi funzionari europei, poiché la Commissione non ha il potere formale di bloccare il processo legislativo a questo punto, se non per assenza di un compromesso.

Parlamento Europeo - stati membri
Fonte: pexels.com

Direttiva Green Claims: e adesso?

Il ritiro della Direttiva Green Claims dovrà essere formalmente approvato dal Collegio dei Commissari. Se confermato, sarà un duro colpo per la credibilità ambientale dell’Unione Europea e per il Green Deal, di cui la lotta al greenwashing era una componente fondamentale.

Nel frattempo il rischio concreto è che il greenwashing non riesca a ad essere contenuto in maniera adeguata e i consumatori europei restino esposti a pratiche pubblicitarie fuorvianti.

Dall’altra parte, per le aziende che invece desiderano sinceramente operare una buona comunicazione ambientale pur in assenza di un quadro normativo chiaro, esistono alcuni supporti tecnici che possono venire in aiuto come – per esempio – le indicazioni dell’ESMA di cui abbiamo già parlato in questo articolo o l’utilizzo di tecniche di LCA (Life Cycle Assessment) come strumento per quantificare in maniera tecnicamente solida gli impatti ambientali di un prodotto/servizio (al fine di una successiva riduzione).

Conclusioni

Il possibile ritiro della Direttiva Green Claims rappresenta un clamoroso passo indietro per la regolamentazione ambientale europea.

In un contesto in cui la il basso impatto dei prodotti è sempre più al centro delle scelte d’acquisto, una normativa chiara, verificabile e trasparente sulle dichiarazioni green sarebbe stata fondamentale.




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