Ex Ilva, “Taranto può diventare un polo europeo dell’acciaio green”


TARANTO – Il consigliere comunale di opposizione Luca Lazzàro richiama l’attenzione sul momento decisivo che la città sta vivendo. Secondo Lazzàro, il futuro di Taranto si decide “nei luoghi del confronto istituzionale” e non in atteggiamenti di chiusura politica. Il riferimento è al tavolo interministeriale voluto dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, considerato un’occasione concreta per avviare una nuova fase basata su “responsabilità, visione e capacità di governo” e che, afferma, recepirebbe anche molte proposte già presenti nel suo programma elettorale da candidato sindaco.

Lazzàro ha ricordato come dal 2012 a oggi la città abbia vissuto una crisi ambientale mai risolta, accompagnata da un forte declino economico che ha colpito imprese, famiglie e giovani. Nonostante le promesse dei vari governi, sottolinea, Taranto non ha mai conosciuto un reale cambiamento.

Per il consigliere, il nuovo bando per la cessione dell’ex Ilva e l’obbligo di decarbonizzazione rappresentano il primo passo di un progetto più ampio: trasformare Taranto in un polo europeo della siderurgia sostenibile. Non basterebbe, avverte, sostituire gli altiforni con forni elettrici; serve una filiera integrata dell’acciaio green, capace di attrarre nuove imprese nei settori dell’innovazione, della meccanica, della logistica, dell’automotive e della lavorazione avanzata dei materiali.

La tutela del lavoro, dell’ambiente e della salute, afferma Lazzàro, deve procedere di pari passo. La transizione dovrà essere “seria, graduale e concreta” per generare opportunità senza sacrificare l’occupazione. La protezione dei posti di lavoro riguarda non solo i dipendenti diretti, ma anche l’indotto e i giovani privi di prospettive nella loro città.

Lazzàro ha ricordato che in Italia si producono già milioni di tonnellate di acciaio con 34 forni elettrici alimentati a gas naturale. L’idrogeno verde, ha detto, è un traguardo futuro, ma oggi bisogna puntare sulle tecnologie disponibili per accelerare la riconversione.

Le risorse, sostiene, non mancano: JTF (Just transition Found), CIS e FSC (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione) possono essere impiegati per attrarre investimenti, rafforzare l’indotto, sostenere l’innovazione e rigenerare il territorio. “Taranto – ha concluso – non può più essere sinonimo di crisi: deve diventare un laboratorio di futuro, moderno, sostenibile e condiviso”.





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