IRES premiale 2025, lo sconto è solo per le imprese che assumono e investono, i requisiti


È arrivato il via libera definitivo dell’IRES premiale (la cosiddetta “mini IRES”): il decreto attuativo è stato firmato dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Questa misura, introdotta con la Legge di bilancio 2025 (L. 207/2024)e fortemente voluta dal viceministro Maurizio Leo, prevede per le imprese una riduzione di quattro punti percentuali dell’imposta a fronte di spese innovative e della creazione di nuovi posti di lavoro. Ecco cosa c’è da sapere.

Cos’è l’IRES premiale

L’IRES è l’imposta sui redditi della società, che è pari al 24% e che è disciplinata dal decreto legislativo 344 del 2003, entrato in vigore il 1° gennaio 2004 in sostituzione dell’Irpeg. L’IRES premiale consiste invece nella temporanea riduzione dell’aliquota IRES dal 24% al 20% per il solo 2025, a patto che rispettino alcuni requisiti.

Si tratta di un intervento sperimentale, volto a stimolare le imprese a investire: nell’acquisto di nuovi macchinari, impianti e tecnologie innovative, in nuove assunzioni, in particolare di giovani, donne e persone che non riescono a trovare lavoro; in ricerca, sviluppo e innovazione di prodotto e processo; in sostenibilità ambientale, per aiutare le aziende a diventare più “green” e ridurre il loro impatto sull’ambiente.

IRES premiale: requisiti

Per poter accedere alla mini IRES, infatti, è necessario possedere specifici requisiti su rafforzamento patrimoniale, investimenti e occupazione. Il primo requisito fondamentale è l’accantonamento. Le imprese devono destinare almeno l’80% degli utili dell’esercizio 2024 a un’apposita riserva di capitale, vincolata per almeno due anni. In caso di distribuzione di questa riserva entro il secondo anno successivo, il beneficio decade, e le imposte non versate dovranno essere restituite.

Parte della liquidità accantonata deve essere reinvestita in beni strumentali nuovi che rientrano nei piani Transizione 4.0 e Transizione 5.0. L’importo degli investimenti deve essere almeno pari al maggiore tra i seguenti valori:

  • il 30% degli utili 2024 accantonati;
  • il 24% degli utili dell’esercizio 2023. Tuttavia, l’investimento non può essere inferiore a 20.000 euro. Gli investimenti devono essere realizzati tra il primo gennaio 2025 e il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi 2025.

Per garantire la stabilità e la crescita occupazionale, l’impresa deve inoltre rispettare due condizioni:

  • mantenimento del livello occupazionale, perché il numero di unità lavorative annue (ULA) alla fine del 2025 non deve diminuire rispetto alla media del triennio precedente;
  • incremento dei contratti a tempo indeterminato, perché è necessaria l’assunzione di almeno un dipendente aggiuntivo a tempo indeterminato o, se l’azienda ha più di 100 dipendenti, un incremento dell’1% rispetto alla media del 2024.

Infine, si richiede che l’impresa non abbia fatto ricorso all’istituto della cassa integrazione guadagni nell’esercizio 2024 o in quello successivo. 

A chi spetta e quando entrerà in funzione

I beneficiari dell’IRES premiale sono le società di capitali (SPA, SRL, SAPA), le società cooperative, le società di mutua assicurazione, le società europee e le società cooperative europee presenti in Italia, gli enti pubblici e privati residenti in Italia (inclusi i consorzi e le ong), i trust non residenti in Italia, per i redditi prodotti nel Paese.

Sono invece escluse le società in liquidazione ordinaria o giudiziale, quelle sottoposte a procedure concorsuali e quelle che determinano il reddito in via forfetaria. L’agevolazione non si applica inoltre alle società costituite nel 2025, in quanto non avrebbero l’utile 2024 su cui operare l’accantonamento richiesto.

L’agevolazione sarà sperimentale per tutto il 2025, con la possibilità di proroga o di stabilizzazione strutturale nella prossima manovra d’autunno se dovesse funzionare. Riguardando il periodo d’imposta 2025, comparirà nel modello Redditi 2026.

Cumulabilità con altri incentivi

L’IRES premiale può essere cumulato con altri incentivi previsti dai programmi dell’Unione europea e con il credito di imposta per investimenti nella zona economica speciale (ZES) del Mezzogiorno. Tuttavia, la somma dei benefici non può superare il 100% del costo dell’investimento agevolato. Non è cumulabile, invece, con il credito d’imposta Industria 4.0.



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