stop alla «verifica dell’identità». Cosa sta succedendo


Si allenta la stretta sull’anonimato di chi lascia recensioni online. Resta giusto il compito di dimostrare, magari con uno scontrino o una ricevuta, di aver realmente frequentato un locale o di aver fatto un acquisto.

Per molti utenti di internet i commenti degli altri clienti sono la bussola nello scegliere il ristorante, l’hotel oppure il prodotto che si sta cercando su un portale e-commerce. L’effetto di una buona recensione, o di una cattiva, può spostare clienti e incassi. Il commento negativo o favorevole può essere usato per fare concorrenza ad altri prodotti o locali. Se fatte di persona sono un conto. Il cliente frequenta il locale, ne parla con amici e conoscenti, dà le sue opinioni. Un passaparola che c’è sempre stato.

Le recensioni online seguono lo stesso principio, ma il dibattito è spesso inquinato da falsi, a volte oltre il limite delle pratiche commerciali scorrette. Falsi scritti da chi, magari, non è mai stato in un bar o in un ristorante o, addirittura, è pagato per recensire bene o male servizi e prodotti. Il tutto favorito da uno dei cardini su cui è fondata la rete: l’anonimato e il ricorso a pseudonimi. Il governo aveva deciso di muoversi con il disegno di legge sulle piccole e medie imprese introducendo una serie di regole per garantire l’autenticità dei commenti. Ora si cambia, nuovamente. L’iter parlamentare del ddl Pmi, tuttavia, porterà allo stop all’identificazione dei clienti per lasciare una recensione online.

LE MODIFICHE
Un emendamento dei relatori al provvedimento, ora in discussione in commissione Industria al Senato, riscrive infatti l’articolo 13 e, su pressing della Commissione europea, allenta la stretta. La nuova versione del testo non parla più del «consumatore che dimostra la propria identità». Alcune interpretazioni già in questa versione contestavano che ci fosse un obbligo di riconoscimento. Tutta a definire obbligatoria la verifica dell’identità è la relazione illustrativa che accompagna il provvedimento.

I correttivi presentati dai relatori Salvo Pogliese (Fratelli d’Italia) e Gianluca Cantalamessa (Lega), che dovrebbero essere approvati a settembre, recepiscono le principali osservazioni da parte di Bruxelles sul rispetto delle norme Ue (dalla privacy, alla libertà di espressione). Proprio la Commissione europea, peraltro, si era mossa nel 2022 con un omnibus che, tra le altre regole, introduceva alcuni passaggi per essere certi che il recensore abbia realmente fruito di un servizio e metteva l’obbligo di segnalare sponsorizzazioni o accordi commerciali mirati a influenzare le valutazioni degli utenti. Ma non si parlava mai di identificazione.

La norma del ddl piccole e medie imprese che i senatori si apprestano a rivedere mantiene comunque l’obiettivo di avere «recensioni online attendibili e provenienti da chi abbia utilizzato o acquistato il prodotto o il servizio», ma si cerca di perseguirlo obbligando solo a contenuti «dettagliati e pertinenti» e mantenendo il diritto di replica e alla cancellazione del commento su richiesta degli esercenti alle piattaforme web in caso di evidente falsità o eccessi.

Cambia anche il requisito temporale per ritenere validi i commenti: andranno inseriti non più entro quindici giorni, ma novanta. Scompare poi il divieto di attribuzione di recensioni a prodotti o servizi diversi da quelli effettivamente valutati.

Rimane comunque il divieto di compravendita di commenti, anche tra imprenditori e intermediari, e di promozione o condizionamento delle recensioni tramite incentivi, indipendentemente dalla loro pubblicazione online.

LE REGOLE
A redigere più nel dettaglio le nuove regole non sarà più l’Agcom (come inizialmente previsto). Entra così in campo l’Antitrust, per contrastare il “mercato” dei falsi commenti sul web, con possibili sanzioni anche alle piattaforme web. Sia per evitare di favorire un hotel, un ristorante (o una qualunque attività turistica) rispetto a un altro, sia per provare ad arginare i casi limite, come quello della ristoratrice trovata morta a gennaio 2024 per aver risposto a tono a una recensione omofoba che però con tutta probabilità era finta.

L’Authority, sentiti il Garante della Privacy, il ministero del Turismo e la stessa Agcom, adotterà le linee guida per le imprese (su tutti gestori delle piattaforme online ed esercenti) e farà un monitoraggio annuale sull’applicazione della legge sul fenomeno delle recensioni illecite. La violazione delle linee guida può comportare multe milionarie o fino al 10% del fatturato annuo globale di un’impresa. Altra novità: le associazioni rappresentative delle imprese della ristorazione e delle strutture turistiche potranno richiedere il riconoscimento della qualifica di «segnalatore attendibile» per gli illeciti sulle recensioni. Le nuove disposizioni si applicheranno solamente alle recensioni future, senza toccare quelle già pubblicate prima dell’entrata in vigore della legge.


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