In Italia il 40% delle persone con disagio psichico rimane esclusa dal mercato del lavoro, nonostante la legge 68 preveda specifici obblighi di assunzione per le categorie protette. Solo il 35% delle aziende rispetta questi obblighi, creando un problema sociale ed economico di enormi proporzioni che coinvolge centinaia di migliaia di persone. Questo scenario evidenzia un paradosso del sistema produttivo italiano: da un lato esistono normative precise per favorire l’inclusione, dall’altro la realtà mostra una resistenza diffusa nell’applicarle concretamente.
La risposta a questa criticità arriva da esperienze innovative come “Mind the pack”, un laboratorio dedicato alla salute mentale nato nel 2001 all’interno della cooperativa sociale Archimede. ‘Un problema che però a noi piace definire anche come opportunità, perché noi ci abbiamo trovato una grande ricchezza’, spiega Verusca Valdambrini, fondatrice del progetto. Il laboratorio si specializza in attività di confezionamento e assemblaggio, valorizzando l’apporto manuale in un ambiente protetto e strutturato.
I risultati ottenuti sfatano molti pregiudizi sulla produttività delle persone con fragilità psichiche. Mind the pack serve attualmente 11 clienti dell’alta gamma nel settore agroalimentare e cosmetico-farmaceutico, dove il packaging assume un valore strategico nella comunicazione del prodotto. ‘Le nostre persone raggiungono una precisione molto molto elevata. Noi riusciamo a erogare questo tipo di servizio con tutti gli standard qualitativi che oggi un’impresa è costretta per legge ad avere’, sottolinea Valdambrini.
L’impatto terapeutico del lavoro si è rivelato superiore alle aspettative iniziali. Nato come semplice terapia occupazionale all’interno di una residenza sanitaria assistita, il progetto ha dimostrato benefici così significativi che i trattamenti sanitari obbligatori per ricadute gravi sono stati praticamente annullati, secondo i dati forniti dagli psichiatri del Dipartimento di Salute Mentale della zona Mugello che collaborano all’iniziativa.
Oggi Mindepack impiega 20 persone: 13 segnalate dalla psichiatria, 4 rientranti nella legge 68 e un gruppo di supporto. Ogni inserimento segue un percorso personalizzato che tiene conto delle capacità individuali e degli obiettivi condivisi con gli specialisti. ‘Ogni persona in funzione delle capacità in ingresso e anche degli obiettivi che condividiamo con lo psichiatra ha un progetto personalizzato di inserimento lavorativo’, precisa la fondatrice.
La flessibilità organizzativa rappresenta un elemento chiave del successo. Gli orari vengono adattati alle esigenze individuali, le pause possono essere più frequenti quando necessario, e spesso è il lavoro stesso ad essere segmentato secondo le abilità sviluppate da ciascuna persona. ‘Noi spesso adattiamo il lavoro alla persona, quindi segmentiamo una filiera a seconda delle abilità che la persona ha sviluppato, rendendo però poi il prodotto finale qualitativamente eccellente’, evidenzia Valdambrini.
Per le aziende soggette agli obblighi di assunzione, la cooperazione sociale rappresenta una soluzione concreta. L’articolo 14 della legge 68 permette di esternalizzare parte della propria attività lavorativa a cooperative sociali di tipo B, ottemperando a una percentuale dell’obbligo di assunzione. Questo meccanismo offre alle imprese la possibilità di collaborare con realtà specializzate nell’inserimento della disabilità, superando le difficoltà legate alla mancanza di preparazione interna.
‘Noi comprendiamo anche la difficoltà delle aziende di essere inclusivi, perché ci vuole preparazione, purtroppo in tanti casi ancora pesa tanto lo stigma‘, riconosce Valdambrini. Il laboratorio può fungere da ponte tra la condizione di paziente e quella di lavoratore, offrendo un ambiente graduale di reinserimento sociale e professionale.
Le cooperative sociali, che hanno sempre operato secondo questi principi, possono diventare partner strategici per le imprese che vogliono coniugare responsabilità sociale e risultati economici. Il modello Mindepack dimostra che l’inclusione lavorativa delle persone con disagio psichico non solo è possibile, ma può generare valore aggiunto sia in termini di qualità del prodotto che di impatto sociale.
La sfida per il futuro sarà quella di replicare e scalare queste esperienze virtuose, superando resistenze culturali e organizzative che ancora limitano l’accesso al lavoro per le categorie più fragili della popolazione. I dati parlano chiaro: quando l’inclusione è progettata con competenza e dedizione, i risultati superano ogni aspettativa, trasformando un obbligo di legge in un’opportunità di crescita per tutti.
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