Il governo cerca i fondi per Irpef, Ires e rottamazione – JUORNO.it / IL GIORNO


A cinque giorni dall’assemblea di Mediobanca, chiamata a esprimersi sull’offerta pubblica di scambio (Ops) su Banca Generali, emergono nuovi scenari sul fronte opposto. Alcuni azionisti hanno infatti consegnato 112,3 milioni di titoli Mediobanca, pari al 13,47% del capitale oggetto dell’offerta, al Monte dei Paschi di Siena. Il pacchetto comprende anche una quota delle azioni in portafoglio a Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, primo azionista di Mediobanca con il 19,9%.

La strategia di Delfin e il ruolo di Lovaglio

La mossa di Delfin sembra un chiaro segnale di sostegno all’Ops lanciata da Luigi Lovaglio, ceo di Mps, che punta al controllo del 66,7% di Mediobanca. L’operazione si muove con largo anticipo, considerando che la scadenza è fissata all’8 settembre, ma costituisce un incoraggiamento per Siena a valutare un possibile rilancio in contanti per colmare lo sconto dell’offerta.

Le posizioni degli istituzionali

Gli investitori istituzionali, che detengono circa il 20-25% del capitale di Mediobanca, restano per ora prudenti. È probabile che attendano l’esito dell’assemblea del 21 agosto prima di schierarsi. Mediobanca, dal canto suo, offre per l’acquisizione di Banca Generali un premio del 14,8% rispetto alle quotazioni attuali, elemento che potrebbe attrarre consensi tra i soci.

Il fronte degli astenuti e dei contrari

Parallelamente, grandi fondi come Norges, CalPers, Cpp, New York City Comptroller e Florida Sba hanno già dichiarato di voler votare a favore dell’Ops su Banca Generali. Tuttavia, si rafforza anche il blocco di chi intende astenersi, tra cui Delfin, Edizione e diverse casse di previdenza. L’astensione equivale a un voto contrario, spingendo così il fronte del “no” o degli astenuti al 40-42% del capitale. A questi si aggiunge il gruppo Caltagirone, pronto a esprimere un voto negativo.

La sfida per Nagel

Con un’affluenza stimata al 75-80%, il ceo Alberto Nagel (foto Imagoeconomica) avrà bisogno del 38-39% dei voti favorevoli per ottenere il via libera all’operazione da 6,3 miliardi su Banca Generali. Una partita ancora tutta aperta, che mette in competizione due strategie di consolidamento bancario con il futuro di Mediobanca e del sistema finanziario italiano in bilico.



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