Roma, 27 agosto 2025 – Mancano poche settimane alla manovra per il 2026: che cosa possiamo attenderci come linee guida?
“Impresa e lavoro, natalità e famiglie – avvisa Adolfo Urso, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy – Saranno questi gli indirizzi anche in questa manovra di Bilancio, in continuità e coerenza con la politica strategica di questo governo che ha già conseguito risultati significativi: sulla finanza pubblica, con la riduzione dello spread e la riduzione del deficit; sul piano sociale, con la crescita degli occupati, l’aumento delle retribuzioni e del potere d’acquisto delle famiglie; su quello produttivo, con maggiori investimenti esteri e la scalata dell’export. Questo quadro ci consente maggiori margini di manovra, nella consapevolezza che siamo sulla strada giusta, ma per capire come utilizzare al meglio le risorse nazionali sarà necessario attendere la revisione del Pnnr, che si sovrappone al percorso della legge di Bilancio”.
Adolfo Urso, 68 anni, ministro delle Imprese e del Made in Italy
Sul fronte degli incentivi alle imprese in che direzione vi muoverete?
“È nostra intenzione dare continuità agli incentivi per l’innovazione, fattore indispensabile per garantire la competitività delle nostre imprese. Stiamo ipotizzando una misura unica che metta a sistema Transizione 4.0 e 5.0 con la possibilità, se si ricorre a risorse nazionali, di introdurre procedure più semplici e immediate. In parallelo al riordino degli incentivi in fase di finalizzazione, che porterà già dal prossimo anno a una razionalizzazione delle agevolazioni, rifinanzieremo sia i Contratti di sviluppo sia gli Accordi per l’innovazione, puntando laddove possibile anche alla riconversione delle imprese dei settori in crisi”.
L’accordo sui dazi può essere rivisto per vino e acciaio o dobbiamo considerare la partita chiusa?
“Si continua a lavorare per i vini e per altri prodotti alimentari che, allo stato attuale, sono ancora penalizzati e su cui non intendiamo mollare, consapevoli di quanto importante sia il mercato americano per questo comparto del Made in Italy. Per quanto riguarda invece l’acciaio, il mercato americano rappresenta appena l’1 per cento della nostra produzione e, peraltro, esportiamo solo acciai speciali che loro non producono. In questo settore strategico dobbiamo però difenderci dai produttori asiatici, che dirigeranno la loro sovrapproduzione sul mercato europeo. Per questo abbiamo proposto la revisione del Cbam e un “non paper“ sulla siderurgia, con misure di salvaguardia dalla concorrenza sleale. Le nostre posizioni sono al centro del dibattito europeo”.
Restano, come spiega Mario Draghi, i dazi interni. Su automotive e Green deal a che punto è la revisione delle regole in Europa?
“La Commissione ha accolto due nostre richieste: la rimozione delle super multe miliardarie, che avrebbero favorito i competitor cinesi e americani, e l’anticipo della revisione del regolamento sulla CO2, per rimuovere l’ideologia dell’elettrico. Il confronto è in atto, ma vi sono ancora troppe resistenze. L’altro giorno abbiamo raggiunto una posizione comune con la Germania sulle “flotte aziendali“, sui veicoli commerciali, che si basa sul principio di neutralità tecnologica e che penso rappresenti una svolta decisiva per il sito di Atessa, in Abruzzo. Ma occorre agire in fretta. Subito”.
Uno dei dossier più caldi rimane quello dell’Ilva: quali prospettive ci sono?
“Anche nelle scorse ore ho avuto un confronto in merito, per illustrare le potenzialità dell’investimento a uno dei più grandi attori globali. È una sfida difficile, ma possibile. Serve il concorso di tutti per creare un clima positivo. Il 2 settembre sarò a Genova. In quei giorni si concluderà il tavolo tecnico sull’ipotesi di realizzare a Gioia Tauro il Polo del DRI. Poi riprenderemo i lavori del Tavolo Taranto per l’accordo di programma interistituzionale sul piano di piena decarbonizzazione. Se Taranto non darà il consenso alla nave rigassificatrice, dovremo prenderne atto e valutare insieme come gestire l’impatto occupazionale sul territorio. Il percorso è difficile, ma noi non molliamo, perché la siderurgia è a fondamento dell’industria”.
La siderurgia italiana è anche nei poli di Terni e Piombino.
“Siamo già riusciti a realizzare l’Accordo di programma per lo stabilimento di Terni, con effetti positivi anche sull’occupazione, e a siglare una duplice intesa con Metinvest e Jindal che farà rinascere il polo siderurgico a Piombino, offrendo una soluzione anche a chi era in cassa integrazione da oltre dieci anni, in un clima di collaborazione con le forze sindacali e produttive. Se riusciremo anche con l’ex Ilva, l’Italia diventerà il primo Paese in Europa a produrre solo acciai green”.
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