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in aumento i casi tra oligarchi russi e imprese


La questione dell’evasione delle sanzioni imposte dall’Unione Europea si fa via via più complessa, specialmente in riferimento ai soggetti russi dopo l’invasione dell’Ucraina. La situazione è aggravata da reti sofisticate progettate per eludere controlli e da fragilità nei protocolli di compliance delle aziende. Queste problematiche emergono con chiarezza in una ricerca presentata presso la sede di Europol, all’Aia, durante la conclusione del progetto Kleptotrace. Quest’ultimo, co-finanziato dall’Ue, ha visto la partecipazione di esperti e rappresentanti di diversi enti, unendo forze dell’ordine e autorità di 27 Paesi.

La ricerca di Kleptotrace e le sue implicazioni

Kleptotrace è stato un progetto cruciale per esaminare e analizzare i modi in cui i soggetti sanzionati riescono a sfuggire alle norme europee. Secondo Ernesto Savona, direttore di Transcrime, “l’analisi condotta su diverse aree geografiche e fattori circumvenienti ha fornito un’importante base per ottimizzare le indagini su questi fenomeni a dimensione transnazionale.” Questa affermazione sottolinea l’importanza della collaborazione internazionale nel combattere questi schemi evasivi.

La conferenza ha messo in luce quanto sia difficile per l’Unione Europea far rispettare le sanzioni. Le aziende sanzionate si nascondono dietro una fitta rete di strutture societarie, rendendo difficile l’identificazione dei beneficiari effettivi. È chiaro che le misure attuali non sono sufficienti a garantire l’efficacia delle sanzioni, che mirano a colpire chi ha violato norme internazionali.

La diffusione delle aziende sanzionate in Europa

Un dato preoccupante riguarda il numero di aziende coinvolte: sono circa 9.866 quelle che presentano legami diretti con entità sanzionate. I numeri variano a seconda della nazione, con il maggior numero di imprese in Ucraina , seguita da Regno Unito , Germania e Cipro . Questa distribuzione geografia suggerisce che le sanzioni non colpiscono solo i diretti interessati ma anche un intero ecosistema imprenditoriale.

Queste aziende si servono di pratiche che spesso comprendono operazioni in giurisdizioni offshore o reti complesse, il che rende difficile l’individuazione dei responsabili reali. La mancanza di procedure di compliance adeguate in queste strutture contribuisce alla perpetuazione dell’evasione e, in alcuni casi, coinvolge compagnie che non sono nemmeno consapevoli di collaborare con soggetti sanzionati.

Schemi di evasione delle sanzioni: come funzionano

La ricerca condotta da Transcrime analizza circa 100 casi di evasione delle sanzioni e svela un quadro molto articolato. Attraverso l’impiego di strutture complesse, mediamente uno schema di elusione coinvolge sette persone giuridiche, e un terzo di queste risultano essere società di comodo. L’aspetto più allarmante è il coinvolgimento delle istituzioni finanziarie, che sovente operano mediante filiali in diverse nazioni.

Le transazioni illecite si realizzano perlopiù attraverso metodi tradizionali. Le transazioni bancarie, per esempio, costituiscono il 35,1% dei casi monitorati, mentre i bonifici arrivano al 17,5%, seguiti da conti offshore con un’incidenza del 12,4%. L’uso delle criptovalute, invece, è rimasto marginale, rappresentando solo il 3,1% delle operazioni. Queste statistiche evidenziano il rischio di coinvolgimento di imprese ignare, con una media di 3,5 aziende che, senza procedure adeguate, si ritrovano coinvolte in processi di evasione.

La situazione attuale richiede attenzione strategica per migliorare l’efficacia delle sanzioni e ridurre al minimo il rischio di evasione. La collaborazione tra le varie autorità e l’implementazione di protocolli di compliance più robusti costituiranno passi cruciali per garantire l’integrità delle norme europee in materia di sanzioni.





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