Un marchio storico della produzione snack italiana rischia di sbriciolarsi. Crik Crok, l’azienda simbolo di patatine e salatini per intere generazioni, è oggi sull’orlo del baratro.
Lo stabilimento di Pomezia, dove lavorano 92 dipendenti, vive ore di ansia e incertezza dopo l’apertura di una nuova procedura di concordato preventivo. Tra promesse di rilancio e timori per un imminente tracollo, i lavoratori restano col fiato sospeso.
“Il tempo degli annunci è finito. A lavoratrici e lavoratori servono garanzie, non promesse”, tuonano i sindacati.
Nuovo investitore, ma poche certezze
A confermare la gravità della situazione è stata Francesca Ossani, presidente della società, che ha annunciato l’arrivo di un nuovo investitore. La promessa è quella di rilanciare Crik Crok puntando su continuità aziendale e valore del brand.
“Un sogno reso difficile dalla pandemia e dalla crisi energetica, che ha portato le bollette da 60 mila a 500 mila euro al mese. Eppure, non ho mai smesso di pagare gli stipendi: per me non sono numeri, sono famiglie”.
Ma i sindacati restano cauti. Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil chiedono trasparenza e chiarezza sui dettagli dell’operazione, lamentando l’uso del concordato come “strumento di traghettamento opaco verso un’acquisizione ancora avvolta nel mistero”.
Produzione al minimo e stipendi in ritardo
Nel frattempo, la situazione sul campo è drammatica:
Produzione ai minimi storici
Giornate lavorative ridotte al lumicino
Cassa integrazione straordinaria (CIGS) non ancora pagata
Famiglie allo stremo per l’assenza di reddito
La richiesta dei sindacati è chiara: garanzie sull’occupazione e sulla permanenza dello stabilimento a Pomezia, ma anche tutela dei crediti maturati dai lavoratori e risposte concrete sui passaggi societari ancora nebulosi.
Stato di agitazione e sciopero all’orizzonte
Con l’apertura del secondo concordato in dieci anni e senza una rapida pronuncia del tribunale sul piano già presentato, le organizzazioni sindacali mantengono lo stato di agitazione e non escludono un imminente sciopero.
“Serve un intervento immediato del Tribunale per evitare zone grigie che penalizzerebbero proprio chi ha dato tutto per l’azienda”.
Interviene la politica: “Serve un tavolo di crisi”
Anche il Partito Democratico di Pomezia alza la voce, chiedendo l’apertura di un tavolo istituzionale:
“Crik Crok non può essere lasciata sola. Il sito produttivo di Pomezia è strategico per l’occupazione e il settore alimentare nazionale. Serve un intervento da parte della Regione Lazio e del Ministero delle Imprese”.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link