Metodo del DCF da preferire nella valutazione delle aziende in contesti di crisi


Il CNDCEC ha pubblicato ieri un documento dedicato alla valutazione di aziende in contesti di crisi. Nelle premesse si evidenzia come la definizione di stato di crisi sia contenuta nell’art. 2 comma 1 lett. a) del DLgs. 14/2019 (Codice della crisi) che contiene la seguente formulazione: “stato del debitore che rende probabile l’insolvenza e che si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi”.

In questi contesti l’esperto designato deve effettuare un’attenta analisi delle cause della crisi e verificare il livello di gravità della stessa (maggiore è la gravità minori sono le alternative possibili per il recupero del valore).
Il processo valutativo in ottica going concern può riguardare, a seconda delle fattispecie, due direttrici, che possono essere anche compresenti:
– valore di un complesso nel suo assetto strategico gestionale attuale, quale complesso funzionante;
– valore di un complesso nella configurazione che assumerà a seguito dell’attuazione di azioni correttive.

In tali ambiti, si legge nel documento, le principali criticità sono essenzialmente riconducibili a elementi quali:
– l’estrema difficoltà nell’identificare procedimenti estimativi, applicabili alla generalità dei casi, a seguito delle peculiarità caratterizzanti ogni situazione di crisi;
– l’assente, insufficiente o, comunque, inadeguata base informativa necessaria alla declinazione operativa delle metodiche valutative;
– il carente apprezzamento del c.d. inherent risk dell’impresa, a causa delle difficoltà di svolgimento di un’approfondita analisi fondamentale in situazioni di crisi aziendale;
– la scarsa trasparenza circa i prezzi di scambio dei capitali delle imprese in crisi;
– la mancanza di consolidate indicazioni specifiche afferenti ai procedimenti estimativi di aziende in crisi da parte degli standard setter di riferimento (si ricorda, a tal proposito, che la Fondazione Organismo italiano di valutazione (OIV), a gennaio 2025, ha pubblicato il Discussion Paper n. 1/2025 – “La valutazione delle aziende crisi”).

Con riguardo alle metodologie di valutazione si sottolinea come, secondo i principi generali codificati nei PIV, le stime di tipo reddituale siano eleggibili nelle situazioni aziendali stabilizzate, mentre nelle situazioni caratterizzate da fattori evolutivi sono generalmente da preferire le metodiche basate sull’attualizzazione dei flussi di cassa (Discounted Cash Flow o DCF).

Si evidenzia, inoltre, che “nella valutazione di aziende in crisi, in cui il presidio della continuità passa attraverso un processo di risanamento, che in genere prevede azioni in forte discontinuità con il passato, le metodiche reddituali difficilmente possano esse idonee ad interpretare il valore in simili contesti”. Di conseguenza, nella prassi la metodica maggiormente usata nella stima del valore economico in contesti di crisi nella prospettiva di continuità è il DCF.

Forniti spunti operativi per supportare il lavoro dell’esperto

Nella guida in esame sono, pertanto, forniti alcuni spunti di riflessione in merito alla declinazione operativa dei principi di carattere generale della metodica del DCF nella valutazione delle aziende in contesti di crisi, con la presentazione di alcune proposte operative in merito ai possibili correttivi, utilizzabili per migliorare la qualità del processo di costruzione della stima del valore economico.



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