Consulenti del lavoro: ripensare gli ordini per guardare ancora avanti


La nostra è una professione che più di altre in questi anni ha vissuto in prima linea le trasformazioni sociali ed economiche del Paese. I Consulenti del Lavoro sono stati testimoni e protagonisti di cambiamenti profondi: l’evoluzione dei rapporti di lavoro, la crescita delle imprese, le crisi economiche e le nuove opportunità aperte dalla digitalizzazione. In ogni passaggio cruciale abbiamo esercitato la nostra funzione di presidio, garantendo diritti, assicurando doveri, accompagnando cittadini e imprese in una materia complessa e vitale.

Oggi però si impone una nuova fase: ripensare le regole che governano il sistema ordinistico. Non per cancellare il passato, ma per aggiornarlo e renderlo coerente con le esigenze del presente. Il quadro regolatorio che guida gli Ordini ha mostrato solidità, ma ora richiede un ammodernamento che tenga conto dei mutamenti della società, del mercato del lavoro e delle istituzioni. Restare fermi significherebbe rinunciare alla capacità di governare l’innovazione.

La tecnologia è già dentro la nostra quotidianità: dalle piattaforme digitali per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, ai sistemi di gestione automatizzata dei flussi previdenziali e fiscali, fino all’intelligenza artificiale applicata alle verifiche e ai controlli. I Consulenti del Lavoro non hanno mai avuto timore di sperimentare, anzi hanno spesso anticipato i processi, facendo delle nuove tecnologie strumenti al servizio della legalità e della semplificazione. Ma perché questa spinta non resti isolata, occorre un quadro ordinistico capace di sostenerla e valorizzarla.

Al centro di questo rinnovamento vi è il principio della sussidiarietà. I nostri Ordini non sono solo custodi di albi, ma strumenti dello Stato e della collettività. Sono luoghi di garanzia e di legalità, capaci di unire la funzione pubblica con l’autonomia professionale. È su questo terreno che va costruita la riforma: rafforzando la funzione dei corpi intermedi, sostenendo i giovani che entrano nella professione, valorizzando chi da anni offre la propria esperienza, e aprendo spazi di dialogo con tutte le Istituzioni. Il sistema ordinistico italiano è un modello virtuoso preso a esempio in altri Paesi Europei. È un acceleratore di opportunità per cittadini, imprese e istituzioni ma merita regole che lo facciano stare in linea con le mutate condizioni del mercato di riferimento.

Non chiediamo privilegi, chiediamo coerenza. Un ordinamento aggiornato, semplice ma efficace, che non sia gabbia burocratica, ma architettura viva e dinamica. Un sistema che accompagni le nuove generazioni e sappia governare le sfide che ci attendono: lavoro flessibile, mobilità globale, impatto tecnologico.

I Consulenti del Lavoro hanno dimostrato di saper leggere la realtà, di guidare le transizioni, di non temere l’innovazione. Ora è il tempo che anche le regole generali ordinistiche compiano il loro passo avanti, affinché continuino ad avere il loro ruolo: una struttura viva, moderna, capace di dare legittimazione e forza a una professione che ogni giorno serve lo Stato, le imprese e i cittadini.

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